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Cecè - Un atto unico di Luigi Pirandello


Luigi Pirandello nel 1937 sul set de "Il fu Mattia Pascal" con Pierre Blanchar e Isa Miranda

Sabato 25 e domenica 26 ottobre, alle ore 21, il Teatro del Navile e la Scuola di Teatro diretta da Nino Campisi presentano "Cecè", un atto unico di Luigi Pirandello, con Maurizio Bragaglia, Lavinia Cambiaso e Luca Ventura. Costumi a cura di Francesca Tarallo. Regia di Nino Campisi.


Il Teatro del Navile ritorna ad occuparsi di Luigi Pirandello, dopo "La morsa", presentata nel gennaio scorso, è ora la volta dell'atto unico "Cecè", realizzato nell'ambito del laboratorio "Pirandello è il novecento".



La commedia “Cecè” (scritta nel 1913 e rappresentata in prima assoluta nel 1915 al Teatro Orfeo di Roma) ci mostra il volto brioso e umoristico dell’autore.


 Luigi Pirandello Premio Nobel per la letteratura, 1934
Luigi Pirandello Premio Nobel per la letteratura, 1934
Cesare Vivoli: Uno, nessuno e centomila

Pirandello mette in scena, alla maniera del vaudeville francese, un allegro e scanzonato faccendiere che si muove nel corrotto sottobosco della capitale, Cesare Vivoli, detto Cecè, qui protagonista di un raggiro ai danni di Nada, un’ingenua mondana di lusso.

Cecè ha rilasciato a Nada delle cambiali per vincere una scommessa tra amici. Per riavere indietro le cambiali Cecè si serve dell’ignaro commendator Squattriglia, un ricco costruttore a cui ha fatto dei favori introducendolo presso il Ministro dei Lavori Pubblici.

E così Squattriglia, presentandosi a Nada come amico del padre, e dipingendo Cecè come un furfante senza scrupoli che ha messo a repentaglio l’onore della famiglia a causa delle sue azioni scellerate, riuscirà a riavere le cambiali in cambio di poche lire.


Cecè, rientrato in scena, fa credere alla povera Nada di essere vittima di un fantomatico usuraio che è riuscito a carpire le cambiali per poterlo ricattare. Per farsi perdonare, Nada restituisce a Cecè la piccola somma in denaro datale da Squattriglia e lo ripagherà con le sue grazie alla stregua dell’usura del finto ricattatore.


Il personaggio del “viveur”, Cecè, si inserisce nel filone di critica alla corruzione della capitale romana, luogo di affari e di loschi traffici.


Ma oltre alla critica al mondo della politica, Pirandello anticipa qui il tema di “Uno, nessuno e centomila” (il suo romanzo più importante, iniziato nel 1909 e pubblicato nel 1926) con un breve monologo con cui Cecè si descrive a Squattriglia: “Ma dimmi un po': non è uno strazio pensare che tu vivi sparpagliato in centomila? In centomila che ti conoscono e che tu non conosci? che sanno tutto di te, e che tu non sai neppure come si chiamino?...” (...)



Una umanità vittima e carnefice dell’alienazione mentale

Fin dai primi decenni del novecento, la letteratura italiana, grazie all’opera di Luigi Pirandello assurge alla ribalta culturale del mondo occidentale, da nazionale diventa internazionale, e il conferimento, nel 1934, del Premio Nobel per la letteratura allo scrittore siciliano, sancisce l’immortalità della sua opera.


Pirandello descrive il profondo malessere della società del suo tempo, interpretando la crisi della piccola borghesia nel drammatico passaggio dalla cultura ottocentesca alla modernità del novecento.


Al centro del suo lavoro letterario c’è una umanità che è vittima e carnefice dell’alienazione mentale e sociale, di pregiudizi e di ipocrisie, di egoismi ancestrali, ma soprattutto di un auto-inganno perpetrato contro la propria e altrui identità personale.


L’uomo di Pirandello non è mai intero, sorretto da imprescindibili valori universali, ma è un uomo scisso nelle sue componenti, diverso ora per l’uno ora per l’altro, poiché la sua apparente personalità non è mai vera, non ha fondamento di verità.


Non riuscendo a identificarsi e a nominarsi l’uomo del novecento è solo, "uno, nessuno e centomila", smarrito nel dedalo di una società che lo divora così come Kronos figlio del Caos divorava i suoi figli.


Nino Campisi

TEATRO DEL NAVILE - SPAZIO ARTE STAGIONE TEATRALE 2025 - 2026

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STAGIONE TEATRALE 2025 - 2026


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