Sabato 8 e domenica 9 novembre, alle ore 21, la Compagnia Teatro Studio presenta “Delitto e Castigo” di Fëdor Dostoevskij, una drammaturgia di Ippolito Dell'Anna, con Maurizio Corrado, Agnese Corsi, Ippolito Dell'Anna, Francesco Di Nubila, Leonardo Galotto, Fabio Garau, Simona Ortolani, Maria Letizia Pascoli. Musiche a cura di Maria Letizia Pascoli, foto di scena di Agnese Corsi, regia di Nino Campisi.
“Con Delitto e castigo, nella sceneggiatura proposta da Ippolito Dell’Anna, mettiamo al centro del nostro studio l’uomo dostoevskiano per eccellenza, Rodion Romanovič Raskol'nikov, tratteggiato dall’autore russo in una scrittura densa di descrizioni quasi materiche e da una acuta introspezione psicologica. Il cognome del protagonista riecheggia quello della setta ortodossa dei Raskol’niki (scissionisti), propugnatori di un integralismo cristiano che si opponeva alle nuove forme di liturgia. Raskol'nikov è un eroe negativo, figlio della crisi economica e sociale, ma soprattutto morale, che attanaglia la Russia fin dalla prima metà dell’Ottocento, quando a seguito delle riforme introdotte dallo zar Alessandro II, viene sconvolto l’assetto della vecchia società feudale, e milioni di servi della gleba si riversano nelle grandi città andando a formare quel proletariato urbano che darà vita a fenomeni sociali fino ad allora marginali, quali l’alcolismo, la prostituzione, la miseria generalizzata, l’aumento dei crimini e dei delitti. Ad accompagnare questi mutamenti, il sorgere delle nuove ideologie dei nichilisti rivoluzionari, che con le loro idee antizariste anticipano la rivolta del proletariato urbano e operaio contro il crescente capitalismo russo. L’uomo nuovo, dedito all’azione, qual’è Raskol'nikov, divide l’umanità tra uomini ordinari, destinati a subire le angherie dei ricchi, e uomini straordinari in grado di cambiare il cammino della Storia. Egli giustifica così il diritto a uccidere pur di realizzare i suoi obiettivi, ma non fa i conti con l’essenza dell’uomo e con la coscienza, con la ricerca di un’autentica felicità.
Raskol'nikov, accecato dalla sua ideologia estrema, concepisce e mette in atto l’assassinio della spregevole vecchia usuraia Alëna Ivanovna. L’esistenzialismo esasperato del giovane studente, capace di giustificare l’assassinio e il terrore, quando esso sia messo al servizio dell’emancipazione dell’uomo e della società, viene descritto da Dostoevskij nel suo tempo culminante, quello in cui il disagio esistenziale e intellettuale di Rodja si traduce in azione. In questo punto di rottura, di shock (direbbe Gurdijeff), avviene qualcosa che trasmuta la personalità e la sospinge, seppur in modo violento, verso il cambiamento. Un cambiamento di paradigma radicale. Come una barca che si infrange contro gli scogli e si trasforma in zattera, così il protagonista di “Delitto e castigo” si frantuma nello scontro con la sua coscienza. Raskol'nikov vive e agisce in una condizione di delirio allucinatorio, in uno stato di grave compromissione della coscienza, le sue facoltà mentali sono state compromesse da eventi e da sentimenti negativi, dall’orgoglio, dalla rivalsa, dalla rabbia, dall’euforia, e in definitiva dalla paura. (...)
E ora sa che l’uomo straordinario, che avrebbe voluto essere e di cui ha vagheggiato con scritti filosofici in alcune riviste, non può esistere, che il destino non è nelle mani dell’uomo. A differenza di quegli assassini e terroristi che si pentono dopo essere stati scoperti e arrestati, il pentimento di Raskol'nikov avviene con il cambiamento del paradigma coscienziale. Egli non può fare a meno di ascoltare quella voce che emerge dai recessi nascosti del suo inconscio. Uccidendo la vecchia usuraia egli ha ucciso se stesso. E ora, come Lazzaro, risorge a nuova vita attraverso l’atto del pentimento. (...)
La sua guida spirituale in questo passaggio è la figura angelica di Sonja, la figlia del povero ubriacone Marmeladov, costretta a prostituirsi per mantenere la famiglia, le cui parole riecheggiano nella coscienza dell’eroe negativo: “Accettare la sofferenza ed espiare con essa la propria colpa, ecco cosa bisogna fare. (...) ”
L’idea centrale di “Delitto e castigo” è che l’uomo conquista la felicità con la sofferenza e con l’espiazione. “Non vi è in questo alcuna ingiustizia – scrive Dostoevskij nei suoi appunti - perché la conoscenza e la coscienza della vita (sentita direttamente con il corpo e con l’anima, ovvero con il processo stesso del vivere) si acquistano con l’esperienza dei pro e dei contra che bisogna provare su di sé con sofferenza.”
Condannato a morte nel 1849 per reati politici, graziato dallo zar e confinato ai lavori forzati in Siberia, precettato come soldato semplice e inviato in trincea al confine con la Cina, scrive Dostoevskij in una lettera al fratello: “Non mi sono disperato e non mi sono perso d’animo. La vita è ovunque vita, la vita è dentro di noi e non al di fuori. Accanto a me ci saranno uomini, essere un uomo tra gli uomini e rimanerlo per sempre, in qualsiasi sventura non disperare, non abbattersi, ecco cos’è la vita, ecco il suo vero compito. Adesso ne ho preso coscienza.”
Nino Campisi (Appunti di regia)
Ingresso riservato ai soci: tessera Euro 1,00 – Biglietti: Intero Euro 10,00 - Ridotto Euro 8,00 - Biglietteria ore 20.00 – Inizio Spettacoli ore 21-
POSTI LIMITATI
PRENOTAZIONE TELEFONICA OBBLIGATORIA
Teatro del Navile - via Marescalchi 2/b (ang. via D'Azeglio 9 – Bologna) -
Prenotazione telefonica: Tel. 051.224243
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