di Enzo Rossi-Roiss
Domenica 25 ottobre 2015, a Bologna, ho assistito a una pregevole rappresentazione teatrale intitolata “Scacco Matto” che mi ha fatto pensare al teatro povero di Grotowski e al teatro da camera di Tardieu.
Artefice e protagonista (interprete di se stesso) Rafael Antonio Quevedo, un homeless quarantenne, scolarizzato fino al conseguimento di una laurea universitaria, scacchista in dimestichezza con la creatività scrittòria: occasionalmente delocato dalla sua postazione in via D’Azeglio nel chiuso del Teatro del Navile in via Marescalchi. “Merita di essere replicato stabilmente ogni domenica, durante le ore pomeridiane”, ho scritto e feisbukato a botta calda. Poiché Nino Campisi, attore/direttore e regista del Teatro del Navile mi ha comunicato che la replica auspicata sarà programmata, scrivo qui di seguito altro perché tale rappresentazione abbia altri e più numerosi spettatori.
“Scacco Matto” di e con Rafael Antonio Quevedo, messo in scena dal Teatro del Navile di Nino Campisi, esemplifica il cosiddetto “teatro narrazione” privo di copione, formalmente strutturato daun canovaccio con indicazioni “tematiche” relative – nel caso in questione – al dove-come-quando e perché si diventa homeless, e al come farsi percepire diversamente mendicante con dignità etica e intellettuale, senza deambulazioni ingannevoli o positure astute fraudolenti. Ha per protagonista monologante un “teatrante” anomalo, nel ruolo di narratore di se stesso homeless durante il giorno, rapportato all’uso delle droghe e alla frequentazione dei drogati, interlocutore di altri mendicanti homeless diversamente etnizzati e scolarizzati. Indifeso e indifendibile, abbigliato in scena come nella vita di ognuna delle sue giornate: dotato di eloquio affabulatorio intrigante, capace di mendicare eccellendo (sia come giocatore, sia come didatta) nel gioco degli scacchi inventato da Palamede, l’eroe greco (acheo) da taluni considerato antagonista di Ulisse.
Published by rossiroiss, on ottobre 28th,
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