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Claudia Zironi - Eros e polis


Venerdì 26 settembre 2014, alle ore 21, Versante Ripido presenta il nuovo libro di Claudia Zironi “Eros e polis – di quella volta che sono stata Dio nella mia pancia”, Terra d’ulivi edizioni – 2014. Illustrazioni di Alberto Cini.

Reading poetico con musiche e brindisi.

Ingresso libero fino a esaurimemto posti.

Sul tema “Eros in poesia” intervengono l’autrice Claudia Zironi, l’editore Elio Scarciglia, il pittore Alberto Cini, il critico Daniele Barbieri, i poeti Alessandro Dall’Olio, Rita Galbucci, Silvia Secco, Enea Roversi, Chiara Baldini, conduce Emanuela Rambaldi, musiche di Stefano Severi.

“Da un lato abbiamo infatti in queste pagine quasi una serie di frammenti da un discorso amoroso, con tutte le variazioni prevedibili del genere, dal sentimentale al nostalgico, sino all’erotico, ovviamente, con l’inevitabile contraltare dell’angoscia e del dolore. Un arcobaleno di sentimenti e sensazioni espressi con una certa semplicità e crudezza, a volte quasi spiazzanti nella loro elementarità animale.

Dall’altro abbiamo illustrazioni elaborate e composite, nessi simbolici di non semplice ricostruzione, elementi naturalistici combinati con raffinate volute decorative, come ad alludere a un eros che non si accontenta mai, che non si risolve mai in nulla di specifico, ma che deve sempre rilanciare, riproporre, aggiungere, de-risolvere quello che già sembrava risolto.

Qualche riferimento alla cabala, all’occultismo, all’esoterico, giustifica nei testi verbali questa deriva, e suggerisce che, attraverso la chiave delle figure, le parole non possano essere davvero così dirette, nemmeno quando l’eros vi si espone proprio crudo crudo, nudamente vittorioso.

Ma se dobbiamo leggere il tutto a questo modo, ecco che una qualche dimensione ludica fa inevitabile capolino anche nell’interpretazione dei testi verbali. E allora sì, il dolore della solitudine o dell’essere abbandonati o del semplice esaurimento di una passione rimane comunque dolore, su questo non c’è dubbio; non è che si soffra di meno. E tuttavia rivedere questo dolore in una dimensione composita di gioco lo rende, più universalmente, un semplice momento”.

dalla prefazione di Daniele Barbieri

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